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  ♥   Maternity blues: cos'è e quanto è comune dopo il parto

Il Maternity blues è la condizione emotiva puerperale più comune tra le neo mamme.

E' importante conoscerne i segni soprattutto per distinguerla dalla depressione post-partum.

Riconoscerla in tempo aiuta a gestirla: approfondiremo l'argomento e vi proponiamo un test di autovalutazione.

Fin da prima che nasca il nostro bambino ci chiediamo: sarò una buona madre? Quella di crescere un figlio è una grande responsabilità che può portare con sé anche innumerevoli ostacoli, difficoltà e ansie. La responsabilità nei confronti del piccolo è grande e proprio per questo motivo pensiamo spesso di non essere all’altezza di una missione di vita così importante.

Queste paure ed ansie, associate ai bruschi cambiamenti ormonali, determinano comunemente nelle mamme l'insorgere di maternity blues e solo in alcuni casi può sfociare nella depressione post partum.

Qual è la differenza fra maternity blues e depressione post partum?

La condizione di maternity blues è anche detta sindrome del terzo giorno, infatti emerge tipicamente 2-3 giorni dopo il parto e scompare entro un decina di giorni circa.
È caratterizzata da ansia, frequente pianto, stanchezza, ipersensibilità, instabilità dell’umore, tristezza, confusione.
il Maternity blues è la condizione emotiva puerperale più comune tra le neo mamme, con stime che vanno dal 30 al 75%.

I bruschi cambiamenti ormonali che avvengono subito dopo il parto e riguardano la riduzione dei livelli di estrogeni e progesterone contribuiscono all’insorgenza di questa sindrome.

Tra i vari fattori psicologici che possono far aumentare il rischio di insorgenza del Maternity blues sono stati evidenziati precedenti episodi di depressione, aver sofferto di depressione post-partum, eventi di vita stressanti durante la gravidanza.
Anche un parto stressante o traumatico, la limitazione dell’autonomia fisica dovuta al taglio cesareo  possono contribuire.

Tuttavia è importante che venga riconosciuto e monitorato perché tale sindrome rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza della depressione post-partum che, secondo la letteratura scientifica, si associa al Maternity Blues nel 20-40% dei casi.

La depressione post partum invece, si distingue innanzi tutto dal fatto che lo stato di umore alterato dura molto di più di 10 giorni, la mamma tende a non rasserenarsi, continua ad essere nervosa, irritabile, triste o non volersi occupare del bambino, avere disturbi del sonno o dell’alimentazione per più di due settimane.
A volte la depressione inizia a manifestarsi anche tre, quattro mesi dopo il parto.

La condizione di depressione può avere effetti significativi e negativi sulla vita della mamma e del bambino. Infatti è stato riscontrato che i bambini di mamme depresse sono esposti a maggiori rischi dello sviluppo psicologico ed intellettivo. Questi iniziano infatti a manifestare irrequietezza o disturbi del sonno, del pianto o dell’alimentazione.

Prendersi cura della mamma

Occuparsi di neonati e di bambini non è un lavoro per una persona singola. Se il lavoro deve essere fatto bene e se si vuole che la persona che primariamente si occupa del bambino non sia troppo esausta, chi fornisce le cure deve a sua volta ricevere molta assistenza.

Il maternity blues è una condizione che scompare da sola, quello che si può comunque fare per il benessere di mamma e bambino è di sostenerli, dare alla mamma la possibilità di sfogare i propri sentimenti e le paure, sostenerla e ascoltarla. Inoltre risulta essere molto efficace il contatto pelle a pelle col neonato.

Nel caso di depressione
, oltre all’atteggiamento di calore, sostegno e accoglienza, è importante rivolgersi ad uno specialista che provvederà a prendersi cura della mamma attraverso un sostegno o una terapia adeguata al caso specifico.

Scala di Edimburgo

La Edinburgh Postnatal Depression Scale (Scala di Edimburgo) è uno strumento progettato per valutare la presenza e la gravità dei sintomi depressivi nelle donne dopo il parto.
È stato sviluppato da John Cox e Jeni Holden nel 1987 ed è stata una risorsa ampiamente utilizzata.

È l’unico test di screening attualmente riconosciuto a livello internazionale. La sua applicazione può rivolgersi a popolazioni di origini etniche diverse. Il test non costituisce di per sé una diagnosi di dpp (depressione post parto), ma può essere un punto da cui partire.

E' un test di autovalutazione. E’ possibile dunque svolgerlo in assenza di un clinico ma è puramente indicativo e serve a valutare, in maniera preliminare, l'insorgenza di fenomeni di depressione post-partum.
Il test, nato per essere somministrato nel periodo post-natale. ha dimostrato la sua efficacia anche nella somministrazione durante il periodo di gestazione.
Per una diagnosi accurata, rivolgersi a un clinico.
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