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Come gestire il sonno del neonato?
Difficilmente c'è un argomento che preoccupa i genitori più del sonno del proprio bambino. Con il tempo i bambini hanno la capacità di acquisire i propri ritmi circadiani ma hanno bisogno di esser accompagnati, rassicurati e incoraggiati. Se lasciato solo, il bebè o il bambino piccolo è costretto a confrontarsi con una grande paura,  è quindi importante che non percepisca questa pausa come un momento di vuoto affettivo e relazionale.

Anche di notte i bambini hanno bisogno di noi

Ecco perché i metodi di apprendimento al sonno sono da sconsigliare
Sia di giorno che di notte, i bebè e i bambini piccoli hanno bisogno dell’assistenza amorevole e della vicinanza della persona (o delle persone) di riferimento.
I bisogni dei neonati sono i medesimi 24 ore su 24 e non hanno ancora sviluppato la nozione del tempo.
Se lasciato solo, il bebè o il bambino piccolo è costretto a confrontarsi con una grande paura.
Nei casi normali, attiva un metodo di attaccamento sano: cioè mette in atto tutto il possibile per raggiungere la persona di riferimento. Si mette a piangere per far sì che i suoi genitori lo prendano vicino a loro, lo consolino e gli infondino un sentimento di sicurezza.
Se i genitori non reagiscono alla sua richiesta di vicinanza e di protezione, prova un acuto dolore di separazione e la sua fiducia si incrina, ciò che può minare la corretta formazione di un attaccamento detto “sicuro” e pregiudicare lo sviluppo futuro.

La tecnica del “lasciar piangere”: una metodologia molto dolorosa e nefasta per il bambino

Per questo motivo è sorprendente vedere persone che professionalmente forniscono consigli ai genitori continuare a suggerire loro metodi quali il cosiddetto “apprendimento al sonno” (metodo Ferber o “controlled crying”).

Si tratta di lasciare il bambino da solo, la notte al buio, anche se questa situazione lo fa palesemente soffrire. La tecnica del lasciar piangere”, molto in voga tempo fa, è oggi respinta e vista da tutti gli specialisti come una metodologia molto dolorosa e nefasta per il bambino.
Tuttavia la tecnica del lasciar piangere ma con diversi intervalli di presenza (il cosiddetto “condizionamento a frustrazione controllata” o ancora “estinzione adattata”) è spesso ritenuto idoneo, anche se queste pratiche sono ugualmente problematiche per il bambino.
Angosciato e stressato, il bebè non si rende probabilmente conto dei pochi minuti di attenzione previsti da questi metodi, minuti che servono principalmente ai genitori per calmare la loro cattiva coscienza.

Nel quadro delle consulenze sull’allattamento, incontriamo regolarmente mamme che, preoccupate dal comportamento dei loro bambini durante il sonno, hanno ricevuto quale consiglio di applicare un programma di “apprendimento al sonno” sul modello del metodo Ferber.
Ma tante madri sentono istintivamente che questo modo di procedere non è salutare per i loro figli. Quelle che hanno applicato il metodo per un periodo di tempo limitato sono sovente ancor più preoccupate dall’intensità dei pianti del loro bambino.
I continui risvegli costituiscono una sfida per la maggior parte dei genitori e possono provocare una profonda stanchezza. Ma i genitori che riescono a meglio capire il comportamento dei loro bambini durante il sonno, grazie a un’informazione competente, e che si sentono rafforzati nella loro maniera amorevole di reagire al proprio bambino, vivono spesso meglio i risvegli notturni.
Inoltre esistono metodi validi per influenzare il sonno del bambino in maniera positiva, senza lasciarlo piangere da solo.

Cosa sapere sul sonno

Nei primi mesi di vita il neonato passa circa il 70-80% del tempo dormendo, quindi circa 15-20 ore al giorno, anche se non dobbiamo dimenticare che ogni bambino è differente dall’altro. I piccoli hanno più bisogno di dormire perché il sonno influisce sulla loro crescita, in particolare favorendo lo sviluppo cerebrale (sopratutto nella fase REM) e poi, crescendo, tale esigenza si riduce gradualmente.

Il sonno si divide in cicli, e all’interno del singolo ciclo si susseguono “fasi” diverse tra loro in termini di quantità di tempo. Ciò vale sia per i bambini sia per gli adulti quello che cambia è la loro durata.
Un ciclo di sonno ha la durata di circa un’ora per i neonati per i bambini più grandi e per gli adulti il ciclo si allunga e arriva a 90-120 minuti.

Le fasi del ciclo di sonno si suddividono tra fase REM (sonno più leggero) e non-REM (sonno più profondo).
Alla nascita, il sonno REM rappresenta circa il 50% del totale, intorno ai 2-3 anni diventa il 25%, per raggiungere poi circa il 20% intorno ai 6 anni, come negli adulti.
I cicli di sonno si susseguono uno dopo l’altro e sono alternati a micro-risvegli, è dunque sbagliato pensare che il sonno sia continuo. Questo capita anche agli adulti ma spesso non ce ne accorgiamo. Mentre nei neonati sono più frequenti, in quanto il ciclo di sonno è più breve, e sopratutto spesso non sono abituati a riaddormentarsi da soli e quindi richiamano l’adulto per essere supportati.
Tutto questo è assolutamente normale e dipende dal fatto che i piccoli si spaventano per la lontananza della figura di accudimento: un meccanismo presente in tutto il mondo animale e che costituisce una prima difesa dei cuccioli dall’aggressione dei predatori.

Il sonno del neonato come gestirlo

Innanzitutto i genitori devono accettare che nei primi mesi un neonato si sveglierà più volte ma che non si tratta di un capriccio o di errori di gestione. Il sonno del bambino richiede tempo per autoregolarsi e nel tempo le cose miglioreranno.
La qualità del sonno dipende poi dalla quotidianità e dal tempo che i genitori gli dedicano: più il bimbo passerà del tempo con mamma e papà durante il giorno, più sarà appagato sotto questo punto di vista e meno soffrirà il “distacco” dovuto all’addormentamento.
Eventuali difficoltà e problemi del sonno ci daranno molte informazioni sul modo in cui vive.

Molto importante è rispettare i tempi del bambino: si deve evitare di svegliare il neonato (come ad esempio se arriva l'ora della poppata); come evitare che sia esausto per metterlo a letto. Un bambino molto stanco è più irritabile e nervoso e quindi più difficile da far addormentare.

Creare un rituale serale

Prevedere un insieme di attività che si ripetono quotidianamente prima di andare a dormire hanno la funzione di prepararlo a ciò che accadrà a breve.

Per favorire il sonno già due ore prima dell'addormentamento si devono evitare giochi troppo turbolenti o eccitanti ed è consigliabile il bagnetto e/o un massaggio.

Creiamo un rituale serale: leggere una favola, cantare una ninna nanna, o parlargli con affetto. 

Non è consigliabile far addormentare i bambini sul divano o nel lettone e poi spostarli nella culla, perchè questo può confonderli: svegliandosi di notte in un luogo diverso da quello in cui si sono addormentati, potrebbero sentirsi spaventati e spaesati, e tutto ciò renderà più difficile il riaddormentamento.
20 pareri di esperti Questo opuscolo riporta il parere di 20 esperti che sconsigliano i metodi di apprendimento al sonno
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versione in lingua tedesca
20 Expertenmeinungen gegen Schlaftrainings
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